Author name: VivArtena

LA SPIGA IN BOCCA

Il BAMBINO del Palio con la spiga in bocca Sabato scorso 2 Agosto ho assistito alla imponente sfilata in Costume del Corteo Storico di Artena. Tutta la rappresentazione ricorda l’episodio in cui Papa Paolo V nel 1615, venne in visita ad Artena invitato dal Cardinale Borghese. Piazza della Vittoria era gremita di figuranti, ognuno rigorosamente vestito con gli abiti del tempo, con l’attenzione a tutti i dettagli come vuole il regolamento. I cavalli vestivano i loro paramenti, ai piedi i “coppi” a proteggere gli zoccoli e delle donne meravigliosamente vestite in costume sembravano delle amazzoni mitologiche. Ogni contrada ha sfilato, in un ordine ben definito, come ho descritto nel precedente post LA CARRIOLA. Tutte e 10. In testa il gonfalone, poi il capitano di contrada con la sua spada, la coppia di nobili ed infine coppie di contadini con al seguito ragazzi e bambini. Nonostante ci fosse Papa PAOLO V in visita ed il cardinale Scipione Borghese e meravigliosi vestiti dell’epoca, eleganti e sfarzosi, la mia attenzione è stata catturata  da loro,  dai bambini. Li ho visti in abiti semplici partecipare e seguire il corteo come se fosse per loro la cosa più naturale e normale del mondo. C’era chi portava la vanga, chi un forcone di legno, la carriola con le verdure dell’orto, chi la latta per il latte o chi semplicemente una spiga di grano sopra l’orecchio o sulle labbra. Elementi di un mondo contadino ormai quasi scomparso, svanito e perduto forse anche dalle nostre memorie. I bambini erano felici e sorridenti, tranquilli e a loro agio. Li ho visti correre, formare dei gruppetti, abbracciarsi e farsi gli scherzi con quella naturalezza e quella giocosità ormai rara e che in passato era la normalità. I bambini non hanno bisogno di molte cose per divertirsi, forse non hanno bisogno proprio di niente. La loro fantasia nel corteo si riaccende e li puoi vedere giocare e ridere, nei loro costumi contadini, non perché stiano recitando la loro parte, il loro ruolo che la finzione della rappresentazione scenica impone, ma perché per loro e’ normale così. Ridere, correre, abbracciarsi, inseguirsi e giocare insieme è per loro Naturale. Senza quell’isolamento che il mondo dei cellullari ha portato, senza quel bisogno di avere sempre di più che gli abbiamo insegnato e senza la paura dell’altro che ci spinge a controllarli, sempre e ovunque, e che ci fa sentire cattivi genitori se si annoiano. Sono sicura che i bambini del passato, di quel lontano 1600, fossero come quelli che ho visto al Corteo e si comportassero allo stesso modo. Sorridenti, con la spiga in bocca, aperti e connessi in una semplicità infinita. Non avevano pretese ed erano amici degli animali e della Natura. Siamo noi ad essercene allontanati e facendolo, abbiamo trascinato i nostri figli con noi. Ho sempre pensato che la felicità sia nelle cose più semplici ed i bambini del Palio me l’hanno confermato con la luce dei loro occhi ed i loro sguardi pieni di Vita. VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. ATTIVITA’ INFORMATIVA PROMOSSA DALL’ENTE – PALIO DELLE CONTRADE DI ARTENA Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso di risposte al mio commento. Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo.

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Macaria – La schiava liberata

‘MACARIA’ La schiava liberata Salendo per il centro storico, superati i primi scalini troverete un cartello con scritto Taverna ‘MACARIA’.  La taverna è aperta da ormai qualche anno e devo confidarvi che sono stata sempre incuriosita da questo nome, di origine greca, ma non ho mai avuto l’opportunità di sapere da dove provenisse. Fino a qualche giorno fa, quando finalmente ho intervistato Marina e ho potuto chiederglielo. Marina mi ha sorpreso molto. È incredibilmente preparata sulla storia antica, di Artena e non solo. Mi ha mostrato un’incisione rinvenuta negli scavi, durante i lavori di ristrutturazione del locale. In questa tabella in marmo in cui si legge in caratteri romani ‘TAVERNA MACARIA’. Il nome è di origine greca e si tratta di una donna, vissuta in epoca romana, in particolare di una LIBERTA. Come mi ha spiegato Marina i liberti erano quelle persone che erano state liberate dalla schiavitù, che in epoca romana era legale, e pertanto avevano guadagnato lo stato di uomini liberi. La taverna è arredata con cura nei dettagli, pulitissima e ristrutturata nel rispetto dell’architettura del borgo Artenese. Il pavimento d’entrata è stato lasciato con le pietre originarie, i tipici sassi Artenesi bianchi, tirati a lucido e stuccati ad arte dai muratori chi vivono nel Paese. La cucina è attrezzata e ordinatissima, e Marina prepara tutti i piatti di pasta rigorosamente a mano. E’ una donna solare ma percepisco in lei una fermezza interiore ed una determinazione, che è propria degli Artenesi, ma in che lei trapela in ogni dettaglio: dal menù ricercato e scritto sulla lavagna, dal tovagliato, dal colore delle travi in legno e dagli arredi. Come infatti mi ha confessato, ha lavorato per una grandissima azienda che ha sede a Colleferro, ritrovandosi lungo una linea di montaggio ad imballare pacchi di cartone per otto ore al giorno. Un luogo di lavoro dove la pausa era consigliata ad un tempo prestabilito, in cui non ci si poteva allontanare se non per andare in bagno, e in cui lei si è sentita soffocare. Marina, dopo pochissimo tempo, da lì è fuggita. In pieno Covid, Marina, supportata da suo marito e dai suoi figli, si è rimboccata le maniche, in senso letterale, e pur di non tornare indietro, ha da sola effettuato la ristrutturazione del locale, improvvisandosi muratore, pittore e qualsiasi cosa fosse necessario pur di riuscire. Quella di Marina è la storia di una donna ferma e forte, che lotta con il sorriso sulle labbra, l’occhio sveglio e l’attenzione sempre all’erta, non per il successo, per la fama o per il denaro, ma per la sua libertà, per la realizzazione dei suoi sogni, e per essere d’esempio ai suoi figli. Non gliel’ho chiesto ma sono sicura che sia lei il pilastro della sua famiglia. E’ una donna che non si lamenta, ma dietro i suoi modi gentili, il suo sorriso, si nasconde la fermezza interiore di chi ha visto la schiavitù e si è liberato con le sole proprie forze e non vuole in nessun modo tornare indietro. Lei con i suoi capelli ricci, i suoi tratti mediterranei, il suo abbigliamento semplice rappresenta la liberta che si è affrancata e ora dedica tutta sé stessa alla realizzazione del suo sogno, che già ha realizzato. È lei che ha riportato in vita Macaria. La distanza del tempo si è affievolita tra le due e la LIBERTA rivive in lei  e grazie a lei. VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso di risposte al mio commento. Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo.

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FANTAPALIO

E’ il “FANTAPALIO” dei ragazzi Artenesi Lo scorso Sabato 19/7/2025 come avevo anticipato nel mio precedente post  IL GONFALONE E LA PRINCIPESSA c’è stata la presentazione del nuovo GONFALONE durante l’inaugurazione della Festa di Maria Maddalena patrona di Artena. Fino a non troppi anni fa questa era una festa famosa ed importante per Artena. Una festa campionaria dove i produttori locali e non solo esponevano le loro merci e i prodotti delle migliori campionature. Nel corso della storia del Paese si è persa e l’Ente Palio insieme alla nuova Amministrazione Comunale sta tentando di ridarle vita e vigore. Alle ore 19.00, come da programma, e’ iniziata una sfilata in costumi d’epoca, in versione ridotta, di quella che sarà la grande Sfilata del Corteo Storico del Palio prevista per Sabato 02/08 sempre alle ore 19.00. La sfilata ha un ordine preciso di presentazione, come mi ha spiegato un Membro del Direttivo. Avanza prima il gonfalone della contrada seguito dal Capitano che indossa l’abito da Cerimonia, camminano poi a seguire una coppia di nobili e poi di popolani. Tutti rigorosamente in vestiti d’epoca finemente cuciti. Sono rimasta a guardare la sfilata e una cosa mi ha colpito: molte delle coppie di figuranti erano costitute da ragazzi giovani, adolescenti o poco più. Li ho visti sfilare tenendosi in posa come il cerimoniale richiede e non erano affatto annoiati o intimiditi, anzi mi sembravano orgogliosi di poter sfilare nei loro costumi d’epoca e poter così rappresentare la lo storia e la loro contrada. Questo senso di identità e di appartenenza è ormai rarissimo. Soprattutto in città e nei giovani. I ragazzi sono disgregati, confusi, spesso isolati e soprattutto lontani e disinteressati alla nostra storia, alle nostre tradizioni e al nostro Paese Italia. I ragazzi di Artena no, sono coinvolti e si vede. Il Palio li avvicina, non solo per il gusto e la competizione dei giochi ma anche perché si sentono di far parte di qualcosa di più grande che, sebbene forse non colgano fino in fondo, intuitivamente capiscono che è importante ed ha valore per loro stessi e loro famiglie. Così, come ha anche riferito il Presidente dell’Ente Palio – Giuseppe Bucci – parlando dal Palco della Manifestazione, tanti ragazzi Artenesi si stanno avvicinando al Palio, contribuendo tutti per come possono. Tant’è che quest’anno è stato pubblicato un album di figurine del Palio che sta andando a ruba ed addirittura in pieno spirito calcistico si gioca anche il FANTAPALIO! Trovo tutto questo meraviglioso, arricchente e divertente. Uno spirito giocoso e competitivo che coinvolge tutti anche i ragazzi, fino a farli partecipi delle loro tradizioni storiche che in loro hanno la speranza di continuare a vivere. Insomma questo Palio mi stupisce sempre di più e ormai non mi aspetta che vedere sul campo di Villa Borghese gli Artenesi sfidarsi all’ultimo sangue per vincere il Drappo dipinto da Alisea e uniti a loro non posso che urlare anche io: CHE VINCA IL MIGLIORE! VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. ATTIVITA’ INFORMATIVA PROMOSSA DALL’ENTE – PALIO DELLE CONTRADE DI ARTENA Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso di risposte al mio commento. Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo.

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UN CIABATTINO DAL GUSTO INTENSO

UN “CIABATTINO” dal gusto intenso La scorsa settimana girando per i vicoli di Artena sono andata a trovare Fernanda e suo marito Vito, proprietari del locale “ Il Ciabattino”. Sono ad Artena da molti anni ma non li avevo mai conosciuti personalmente. Avevo sempre intravvisto la scritta con l’indicazione del ristorante che si trova lungo la salita, poco dopo la Chiesa di S. Stefano ma non avevo mai avuto modo di conoscerla. La Vita finalmente ci ha fatto incontrare e così la scorsa settimana sono andata a trovarli in quello che e’ si il loro ristorante ma che, per Fernanda è soprattutto il suo tesoro, perché li’ ci mette tutto il suo Cuore. E’ una donna caparbia, tenace e ferma nelle sue idee e nelle sue convinzioni, una donna forte che persegue ciò che vuole e nonostante tutte le difficoltà del cammino, non si abbatte. E’ così, seguendo il suo sogno, è nata la storia del Ciabattino, che prende il nome in ricordo dei ciabattini popolavano quella via. Otto anni fa Fernanda decide di impegnarsi di più in quella che è la sua passione: La Cucina. Così nonostante le ritrosie iniziali del marito apre questo nido di ristoro nel mezzo del Paese, nonostante lo scetticismo e la sfiducia dei più. Aprire un’attività commerciale nel mezzo del centro storico è un passo veramente coraggioso. Adesso si iniziano a vedere altre attività, ma otto anni fa c’era solo Fernanda, la sua determinazione, la sua forza, il suo coraggio e con lei suo marito. Vito è un Artenese puro sangue (vedi il mio precedente post ARTENESI SI NASCE) che ha passato tutta la sua Vita lavorativa presso il Comune di Artena, svolgendo un lavoro non semplice e conoscendo per questo tutti i fatti e i misfatti del paese. Dopo l’apertura è arrivato il Covid, ma loro non si sono arresi e hanno creato quello che posso definire un GIOIELLO incastonato tra le mura e le pietre di Artena. Ci sono pochi tavoli, quattro per l’esattezza, un quinto su un balconcino privato ed un piccolo prive’ sottostante. L’ambiente è curato nei minimi dettagli, pulitissimo, la cucina tipica Artenese fatta con le primizie di stagione che Fernanda e Vito stesso si occupano di trovare e la pasta fatta rigorosamente a mano. La sala è fresca, sa di primavera e Fernanda ci ha accolto con un bell’aperitivo e dei fiori. Il menù è tipico Artenese di chi conosce la tradizione. Ma i protagonisti sono loro Fernanda e Vito, artefici di aver realizzato un sogno, un progetto da realizzare e portare avanti insieme anche ora che non sono più giovanissimi, per non invecchiare e non spegnersi, ma per dare spazio alla creatività, alla fantasia e all’impegno di chi ha superato tanti ostacoli nella Vita ma di chi non si è arreso mai. Grazie Fernanda VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione.

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IL GONFALONE e LA PRINCIPESSA

IL GONFALONEe la principessa Sabato mattina scorso ho incontrato in Piazza della Vittoria, Angelo, Membro del Direttivo dell’Ente Palio. La giornata era calda e lui tornava dalla “Mietitura del grano” di cui ho parlato nel precedente post La Cariola. Ci siamo seduti al Bar di Franco conosciuto dagli Artenesi come Monso’  e abbiamo bevuto una bibita fresca. Del Palio, di ciò che lo circonda, dei protagonisti e delle loro storie si conosce poco. O meglio gli Artenesi sanno tutto ma per noi forestieri rimane uno sconosciuto. In effetti se non si conoscono i retroscena, l’imponente organizzazione e come questa festa coinvolga tutta la popolazione, il Palio potrebbe apparire una manifestazione di Paese, imponente ma non speciale e sentita come lo è nel Cuore degli Artenesi. Tra un sorso e l’altro ho subito notato la luce negli occhi di Angelo brillare quando mi raccontava del Palio e delle sue vicende. Immagino la stessa scintilla si accenda in tutti coloro che vi partecipano, anche se magari con sfumature diverse. Angelo mi ha confessato di essersi avvicinato al Palio 29 anni fa,  prima con ritrosia poi con uno slancio sempre maggiore, finche’ è diventato per lui come una ‘droga’.  Angelo, come quasi tutti gli Artenesi coinvolti lavora e nonostante la sera torni tardi e forse stanco, abbia una famiglia e dei figli si è sempre dedicato con entusiasmo ed energia al Palio. Sempre più incuriosita ho cercato di capire cosa accendesse la sua passione e infiammasse il suo Cuore. Mi ha rivelato: “Partecipare all’organizzazione del Palio è come stare con gli amici in un ‘bar itinerante’. Ritrovi gli amici dell’infanzia che diventano i tuoi compagni di contrada con cui condividere gioie e delusioni.  Ci si prepara insieme, ci si allena, si da’ il proprio meglio, si gioca all’aperto, si organizzano pranzi e feste, si condivide tutto” Questo senso di connessione, di convivialità, basato su rapporti umani semplici ma orientati ad un fine comune: la partecipazione ai giochi e alla vittoria,  è qualcosa di ormai veramente raro. Noi persone di città non conosciamo l’aggregazione e viviamo in una società in cui si compete, non ci si fida del prossimo, e si vive isolati. Questo senso di compartecipazione ad uno scopo comune trapela nelle immagini degli allenamenti, delle gare e di tutte le attività che i membri della contrada svolgono insieme. Uniti per la Vittoria! Perché si alla fine di questo si tratta, vincere! La competizione tra gli Artenesi è altissima e la tensione per la Vittoria trapela negli occhi dei partecipanti. Puoi sentirla nelle urla degli Artenesi che tifano a squarciagola, in dialetto, per la loro contrada. Gli allenamenti iniziano 60giorni prima dell’evento. Si inizia quindi ufficialmente a inizio giugno, ma in realtà ci si allena ormai anche in inverno, al chiuso.  Le 10 contrade di Artena gareggeranno in tutti i  giochi del Palio, ed ogni atleta ormai ha pochissimo scarto per poter tagliare il traguardo per primo. Anno dopo anno, edizione dopo edizione la competizione si è fatta sempre più dura e vincere diventa sempre più questione di pochi decimi di secondo. I giochi sono molti, in totale 22, e parteciperanno tutti gli Artenesi coinvolti, bambini, ragazzi, adulti di tutte le età. In una festa che e’ unica nel suo genere. Al termine del Palio viene consegnato il drappo del vincitore chiamato “GONFALONE”. Ormai da due anni l’Ente Palio indice un bando di gara per soli artisti locali per la sua ideazione, creazione e realizzazione su tela. Quest’anno ha vinto l’idea di Alisea, una ragazza di 28 anni, artenese di nascita che vive nel centro storico. Alisea è un’artista molto preparata: Laureata all’Accademia delle belle arti di Firenze e poi a Roma. Ama la pittura e l’arte, anche se a volte è un percorso non facile. Le ho fatto i miei complimenti per avere avuto il coraggio di seguire la sua passione. E’ molto felice che molte sue opere siano commissionate dagli Artenesi ed ancor piu’ di aver vinto  il bando per la realizzazione del Gonfalone. Mi ha confessato: “ Per me e’ un orgoglio personale aver vinto il bando, perché nel Palio ci sono cresciuta e fare un lavoro che viene apprezzato dal tuo Paese è molto più gratificante che farlo per fuori”. Mi ha rivelato che Artena pullula di artisti e molte persone sono appassionate di arte. Artena è così, un mondo da scoprire, e più scavi e più trovi tesori nascosti. È un tutto indiviso con i suoi abitanti e la sua storia. Lo dimostra anche il tema del gonfalone quest’anno dedicato alla Principessa Borghese  – Niki – scomparsa pochi mesi fa. Queste attenzioni, queste delicatezze d’animo sono ciò che mi sorprende e che mi colpisce costantemente. Gli Artenesi sono duri e fermi come la roccia su cui poggia il loro Paese, tenaci, diretti e tremendamente pratici ma allo stesso tempo rivelano una delicatezza, una gentilezza e un’attenzione alle persone di un tempo che fu , che noi cittadini non conosciamo con i nostri rapporti inariditi e che possiamo riscoprire immergendoci in Artena e nelle sue incredibili e autentiche storie. La presentazione del Drappo che Alisea ha realizzato interamente con pigmenti colorati, su una tela di 2.00m di altezza ed 1.40m di larghezza  avvera’ ufficialmente il prossimo giovedì 19/07/2025 all’interno della manifestazione della Festa della Maddalena. Personalmente parteciperò all’evento. Voglio immergermi ancora di più in questo spirito del Palio, che mi stupisce passo dopo passo, con le sue storie, i suoi racconti, i suoi giochi, le sue tradizioni, le competizioni, le parole in dialetto e i delicatissimi equilibri su cui si poggia da ormai più di 30 anni senza perdere forza anzi, uscendone più rinvigorito ad ogni edizione. VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. LA CARIOLA Il primo gioco del Palio ATTIVITA’ INFORMATIVA PROMOSSA DALL’ENTE – PALIO DELLE CONTRADE DI ARTENA Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso

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LA CARIOLA

LA CARIOLA Il primo gioco del Palio Per conoscere Artena, gli artenesi e le loro tradizioni non potete mancare al PALIO DELLE CONTRADE. Una festa imponente, che coinvolge tutta la popolazione. Trabocca di storia e delle tradizioni del Paese. Potrete vedere sfilare gli Artenesi nei loro meravigliosi costumi tradizionali, tenuti con una cura ammirevole e con un rispetto infinito. Per mesi prima del suo inizio, bambini, ragazzi e adulti sono coinvolti nei preparativi dei giochi. Durante i mesi di giugno e luglio mi è capitato di vederli allenarsi duramente e con tanto impegno, nei prati all’aperto, sudando sotto il sole. Questi giochi hanno il gusto di un passato ormai lontano e la forza di una tradizione contadina e verace, che solo gli Artenesi con la loro tenacia avrebbero potuto mantenere viva fin ai nostri giorni, rinvigorendola anno dopo anno, edizione dopo edizione (su questo vedi il mio precedente post ARTENESI SI NASCE). Quest’anno il palio si svolgerà per dieci giorni, da venerdì 1 Agosto per terminare Domenica 10, inclusa. Tutta la popolazione, suddivisa in contrade, gareggerà nei giochi per raggiungere la vittoria e ottenere il bellissimo il Drappo che la simboleggia. Ogni contrada è rappresentata dai suoi colori e dal suo stemma, ma soprattutto da coloro che ne fanno parte, che tifano con tutta la loro forza, impegno e passione per conquistare la Vittoria. Qualche giorno fa ho intervistato un membro del Direttivo, che partecipa al Palio sin quando sua figlia, oggi adulta, aveva 5 anni ed è nella segreteria del Palio dal 2020. Parlare con lui mi ha fatto capire l’intensità del sentimento che lega gli Artenesi al Palio. Lavora sodo tutto il giorno, ha una famiglia ma, come tantissimi Artenesi, ciò nonostante si dedica al Palio con dedizione, impegno e passione. Ci ha tenuto a sottolineare che : “Il Palio è una festa organizzata dalle associazioni di contrada a titolo volontario, non ci sono professionisti coinvolti.” A dimostrare quanto questa festa sia nel Cuore degli Artenesi che la custodiscono con gelosia e rispetto. Venerdi’ 01 Agosto, giorno d’inaugurazione, alle ore 19:30, i CAPITANI, spada in mano, accetteranno la sfida a nome della propria contrada e con la formula di rito, si impegneranno ad una competizione leale. A seguire si svolgerà il primo gioco : “LA CARIOLA” a cui partecipano due ragazzi e due ragazze per ogni contrada. I ragazzi devono affrontare un percorso a ostacoli, caricando e scaricando diversi materiali senza farli cadere dalla cariola. Il mercoledì successivo ci sarà la tradizionale “BATTITURA DEL GRANO” (in dialetto A VATTE JO RANO), dove si rievoca la tradizionale trebbiatura con i mazzafrusti ed il pelliccio (setaccio). I Mazzafrusti sono due bastoni di legno collegati da una cinghia, usati per colpire le spighe e liberare i chicchi. I partecipanti, con il setaccio, lanciano in aria il grano per far volare via la pula e ripulirlo. Il secondo venerdì ci sarà il PERCORSO DEL CONTADINO, un gioco simbolico. Si segue un anello che rappresenta il ciclo del pane, dalla terra alla tavola.  Le spighe raccolte vengono legate e caricate sull’asino dentro un sacco. L’asino parte da casa, raccoglie le spighe, le porta al mulino, dove prende un sacco di farina. Poi prosegue fino al forno, dove si cucina il pane. Poi prende le pagnotte e infine ritorna a casa.     Gli adulti si sfidano in una prova di abilità con l’asinello: una persona lo carica e l’altra lo scarica, anche qui cercando di non perdere nulla lungo il percorso. In questi tre giochi il co-protagonista è il GRANO. Ogni contrada utilizzerà tra i 200 ed i 250 fasci di grano, chiamati in dialetto “GREGNE” per gli allenamenti e lo svolgimento della gara. Sono gli stessi partecipanti ad andare a raccogliere i fasci per potersi allenare. Il grano viene acquistato da un contadino, e ogni contrada paga la parte che utilizza. Le foto degli Artenesi che raccolgono il grano con le falci sono splendide, raccontano gesti antichi di una semplicità ormai persa, posso sentire il calore del sole, il sudore sulla fronte ed il profumo dei campi di grano se le osservo intensamente. Ecco questi sono solamente alcuni giochi dell’evento. Il Palio dura per dieci giornate, quindi potete capire l’impegno degli Artenesi ed il loro amore per questa manifestazione. Vi consiglio di venire a vedere questi giochi di persona, ammirerete con stupore i meravigliosi abiti tradizionali, i vivaci colori delle contrade e tutta l’energia della festa. Sarete tuffati in una dimensione di un tempo lontano, che noi non abbiamo conosciuto e quindi non abbiamo neanche mai dimenticato, ma che fortunatamente gli Artenesi ricordano,  mantengono in Vita e lo fanno sopravvivere anche per noi Forestieri. VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. ATTIVITA’ INFORMATIVA PROMOSSA DALL’ENTE – PALIO DELLE CONTRADE DI ARTENA Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso di risposte al mio commento. Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo. VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. 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UN’AQUILA SOPRA LE PALLOTTE

UN’AQUILA sopra le “Pallotte” Per arrivare al centro storico di Artena, si deve salire per Via Garibaldi. La macchina è in prima, forse riuscirete ad ingranare la seconda, la salita è ripida e i san pietrini non fanno che peggiorare la situazione. Si passa attraverso il Borgo ed il centro storico ancora non si vede, ma superata la curva e sterzando a destra troverete davanti a voi l’imponente ARCO BORGHESE. Monumento importante, era anticamente la principale porta d’accesso al paese. Al centro della porta spicca lo stemma di un’aquila ad ali spiegate. L’arco ha una caratteristica particolare. Puoi passeggiarci sopra e noterai le caratteristiche palle di travertino, che gli artenesi chiamano le “PALLOTTE”. Questo arco ha sicuramente una storia antica ed importante, risale al 1600, ma non e’ per questo che e’ famoso tra gli Artenesi. Gli Artenesi lo amano e lo ricordano per le sue pallotte, per i momenti di tenerezza che i ragazzi, e non solo, si scambiano sulla sua terrazza, appoggiandovici sopra, per la meravigliosa vista che si estende a perdifiato nella valle antistante e che ti apre il Cuore. L’Arco per gli Artenesi e’ un monumento storico ma ancor di più un ricordo dei loro amori, di qualche abbraccio rubato o di qualche incontro appassionato. Un luogo per gli innamorati, dove incontrarsi e scambiarsi qualche bacio. Tant’è che vicino al monumento ai caduti sopra l’arco ora c’è un grande e colorato Cuore, e un ricordo a Romeo e Giulietta, patroni degli innamorati. Sono stati gli Artenesi a volerli, proprio per suggellare tutto questo. L’amore, la passione, i baci e gli abbracci sono molto più cari ai giovani Artenesi di ogni tempo, che non la storia dei monumenti su cui camminano, che è impersonale e forse un po’ lontana, mentre le loro vite sono accese, piene di Vita e di energia. Sono loro i protagonisti della loro storia. Gli Artenesi sono un popolo forte e vivo, che non si fa spegnere dal tempo, mantiene vivo le proprie tradizioni e le rinforza come può (vedi precedente post I CRISTI INFIORATI). Il Cuore posto sopra l’arco che spinge chiunque si trovi a passare, anche i forestieri, a fermarsi per un istante, a sedersi e scambiarsi un abbraccio e forse un bacio, a dimenticare i loro malanni e a vivere per un istante quell’amore che tutti cerchiamo. Ecco tutto ciò è caro agli Artenesi e può accadere anche a voi se andate alle Pallotte. E’ anche e soprattutto questo a rendere meraviglioso e unico l’Arco Borghese. VALERIA LEOPARDI Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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ARTENESI SI NASCE

ARTENESI SI NASCE non ci si diventa Artena è un posto unico, veramente incredibile, fuori dal tempo e forse anche dallo spazio. Quando, arrivi in autostrada e la intravvedi in lontananza, inizi a percepirlo. Si erge arroccata su una collina. In inverno spesso è avvolta dalle nuvole. È fredda, umida, in pietra e fortificata capisci che è un luogo dove possono vivere in pochi. Se ne vedono i vecchi fasti, dalle mura del borgo, attraverso l’arco borghese, e dal palazzo borghese. Si intravvedono i resti della guerra, che ad Artena c’è stata veramente. In Piazza della Vittoria si trova la lapide ai caduti e alle bombe americane, di cui ho parlato nel precedente post UN GENERALE AMERICANO AD ARTENA. Artena è dura, è faticosa. È fatta di storie di persone semplici che si intrecciano nel suo passato che ne tessono le fila, come i capillari di un sistema nervoso. Perché Artena è soprattutto i suoi abitanti. Sono loro e le loro storie i protagonisti. Senza di loro Artena non esisterebbe. Le loro Vite ed il Paese sono cosi fittamente intrecciate da farne un tutt’uno. Artena e gli Artenesi sono una cosa sola. In questi anni ho conosciuto tanti Artenesi, persone diverse tra di loro ma accomunate da storie tremendamente autentiche, fatte di perseveranza, tenacia, fatica e tanta tanta resistenza. Gli Artenesi sono irriducibili, duri come le pietre del loro paese. Attraversano la Vita con una forza incredibile, che forse neanche loro sanno di avere, senza vanti e senza sfarzi, persone semplici e tremendamente concrete. Nei loro racconti a volte emergono storie che farebbero impallidire chiunque ma che qui sono storie normali. Chi si alza all’alba per andare a lavorare a Roma, chi accudisce le persone anziane, chi apre il suo negozio, chi fa il pane… Ad Artena ho conosciuto donne che affrontano giornate faticosissime e non si lamentano mai. Donne forti, con mariti, figli e nipoti. Le vedo instancabili, non si arrendono mai. Puliscono, badano alle persone anziane o malate, tornano a casa cucinano e pensano alla loro famiglia. Le loro case sono pulitissime. Io donna d’ufficio, dalle braccia flosce, le guardo e non capisco dove trovino tanta energia. Forse in un altro tempo ormai scomparso gli uomini erano così come gli Artenesi: tenaci, concreti ed incredibili. Dopo tanti anni ho capito che è vero. Artenesi si nasce e non ci si diventa mai. Con affetto Una Forestiera VALERIA LEOPARDI Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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UN GENERALE AMERICANO AD ARTENA

UN GENERALE AMERICANO AD ARTENALa storia di Brad e di suo nonno R. Frederick Nei giorni scorsi abbiamo avuto ospite in una delle ns case, un signore americano, Brad, che partito dall’America era venuto appositamente a soggiornare ad Artena. Come spesso accade, mio marito Roberto, che molto è affabile e un gran chiacchierone, è entrato in confidenza con lui e ha organizzato un incontro. Abbiamo parlato con Brad di fronte ad un caffè e ci ha raccontato la storia di suo nonno, il Generale Maggiore Robert T. Frederick che passò per Artena e fece la differenza nella liberazione di Roma alla fine della seconda guerra mondiale. Raccontava le gesta di suo nonno come un eroe e confesso che inizialmente ero un po’ scettica nel pensare che suo nonno fosse così importante.  Ma poi mi sono documentata e ho scoperto che era tutto vero. Robert Frederick a soli 37 anni fu nominato generale maggiore e fu a capo della Prima Forza speciale americana denominata La BRIGADA DEL DIAVOLO. Arrivò in Italia da Napoli nel 1943 con il difficilissimo compito di liberare le città occupate dai tedeschi. Nella sua risalita verso Roma, passò anche per Artena dove mise la base della sua unità speciale all’interno di Palazzo Borghese. E’ tutto vero, infatti all’interno del Palazzo, scritti sul muro, si possono ancora leggere i nomi degli ufficiali e dei soldati che erano con lui in quel lontano 1943. Brad è venuto ad Artena per cercare le orme di suo nonno, lo sta seguendo in giro per l’Europa dove lui è passato, con il cuore pieno di amore e di ammirazione.  Quando ce ne ha parlato era visibilmente emozionato e si percepiva tutta la sua immensa stima. Ci ha detto: “Era un uomo piccolino di statura, ma quando camminava era così fiero, così sicuro di sé. Tutti i suoi sottoposti lo rispettavano perché organizzava operazioni militare che potevano sembrare azzardate, e in cui lui credeva veramente tant’è che partecipava anche lui nei combattimenti. Era veramente convinto di ciò che faceva, si prendeva cura del suo battaglione e  tutti lo rispettavano.” Brad ha scattato delle foto di Artena negli stessi luoghi in cui passò suo nonno, con una precisione incredibile. Ci ha mostrato la ricostruzione realizzata in cui le foto dei vicoli di Artena del 1943 si sovrappongono perfettamente a quelle attuali. Ascoltando il suo racconto mi e’  venuta un po’ di malinconia e anche un po’ di tristezza. Uomini così non ne ho mai conosciuti. Uomini di valore che combattono non per stessi ma per il bene Comune, che hanno degli ideali e che li perseguono con convinzione. Uomini che non agiscono per interesse personale, non si muovono solo per denaro o per potere, ma sono mossi da interessi superiori e da principi che la nostra società ha perso. Brad ci ha raccontato che quando partecipava ai raduni della prima forza speciale, i sopravvissuti andavano da lui in lacrime per ringraziare suo nonno (ormai scomparso) per ciò che aveva fatto per loro. Io non ho mai provato questo sentimento di gratitudine ma l’effetto che un uomo cosi’ ha su chi gli sta intorno e’ unico ed ineguagliabile, ed e’ quello di aprire il Cuore. Quando cio’ accade ci si unisce in obiettivi e ideali comuni, si diventa coraggiosi, fermi e liberi dalla paura. Voglio ringraziare Robert Frederick, anche se non l’ho mai conosciuto e Brad per avermi raccontato la sua storia e avermi fatto sentire cosa significa essere una persona di Valore. Valeria Leopardi Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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I cristi infiorati

I CRISTI INFIORATI di Artena Viviamo nell’era del profano, della crisi della Fede e dello scetticismo. Un’epoca buia  la nostra in cui le chiese sono Vuote e dove, al posto dell’acqua santa, trovi spesso il detergente per le mani nell’acquasantiera. Eppure ad Artena non è così. Il terzo sabato di Maggio la Fede degli abitanti del Paese si accende in tutta la sua forza, in occasione della processione della Madonna delle Grazie.  Sopra il centro storico, dimora, all’interno della Chiesa di Santa Maria, la statua della Madonna delle Grazie veneratissima e amatissima dalla maggior parte degli Artenesi. La Chiesa di Santa Maria è una piccola chiesetta in cima alla collina, distrutta da un bombardamento americano durante la seconda guerra mondiale. In quel tremendo avvenimento, persero la vita tante persone e i frati, che avevano cercato lì un rifugio. Fuori la chiesetta, che fu ricostruita, trovate una stele ed un dipinto nella chiesa in memoria di quei terribili avvenimenti. Ieri ho incontrato Rossella, Artenese purosangue, e mi ha raccontato, emozionata, la leggenda che circonda la statua della Madonna. “Sai Vale, dopo i bombardamenti la Chiesa di Santa Maria fu completamente distrutta, morirono tutti. Alcuni Artenesi ritrovarono tra i detriti e la polvere, la Statua della Madonna, incredibilmente intatta! La Madonna si trasporta a piedi nudi e alcuni fedeli la seguono in processione scalzi. Io aspetto la Madonna, e mi commuovo, così come tanti altri Artenesi, solo nel vederla.” Artena e i suoi abitanti si distinguono anche per questo, non solo per la presenza dei muli nel paese (vedi precedente post  PASSO DI MULO). Puoi sentire gli Artenesi discutere tra di loro, bisticciare, prendersi in giro o anche farsi dei dispetti ma di fronte alla Madonna la venerazione è la stessa e riguarda tutti, dai giovani agli anziani. Quella della processione è una tradizione che non si perde, anzi che col tempo ha ripreso forza e vigore grazie ad alcuni abitanti che hanno fatto emergere dalle ceneri una tradizione quasi perduta, quella dei Cristi infiorati. La prima volta che li ho visti, non potevo credere che fossero portati da una persona sola! Sono pesantissimi. Imponenti, pieni di fiori e di legno massiccio che il Cristaro (l’uomo che trasporta il Cristo) infila nel suo cinturone di cuoio e trasporta per tutta la processione. Conosco personalmente alcuni Cristari, ragazzi e uomini veramente forti fisicamente, che amano la Madonna e la processione, ma soprattutto amano Artena e vogliono che il Paese e le sue tradizioni rimangano vive ed autentiche nel tempo, senza essere sporcate dalla modernità o corrotte da nuove abitudini. La tradizione dei Cristi Infiorati e’ antichissima e risale alla meta’ del 1800. Vengono adornati con i fiori di campo che crescono attorno ad Artena. La mattina all’alba gruppi di devoti vanno a cogliere i fiori che poi attentamente poggiano attorno al Cristo creando delle cornici meravigliose, fatte di simboli ricchi e decori di significato. Sono fiori semplici ma coloratissimi che rendono queste immagini sacre ancora più belle e misteriose. La Madonna esce dalla chiesa di Santa Maria portata in spalla e seguita dai Cristi e da tutta la popolazione. Cammina attraverso gli stretti vicoli del paese seguita dai canti dei fedeli che pregando chiedono aiuto e soccorso. L’atmosfera è unica ed irripetibile, si percepisce una dimensione sacra che ormai sta scomparendo e mi piace pensare che la Madonna veda lo sforzo e l’amore degli Artenesi e li ricompensi con una gratitudine infinita. Valeria Leopardi Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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