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IL GONFALONE e LA PRINCIPESSA

IL GONFALONEe la principessa Sabato mattina scorso ho incontrato in Piazza della Vittoria, Angelo, Membro del Direttivo dell’Ente Palio. La giornata era calda e lui tornava dalla “Mietitura del grano” di cui ho parlato nel precedente post La Cariola. Ci siamo seduti al Bar di Franco conosciuto dagli Artenesi come Monso’  e abbiamo bevuto una bibita fresca. Del Palio, di ciò che lo circonda, dei protagonisti e delle loro storie si conosce poco. O meglio gli Artenesi sanno tutto ma per noi forestieri rimane uno sconosciuto. In effetti se non si conoscono i retroscena, l’imponente organizzazione e come questa festa coinvolga tutta la popolazione, il Palio potrebbe apparire una manifestazione di Paese, imponente ma non speciale e sentita come lo è nel Cuore degli Artenesi. Tra un sorso e l’altro ho subito notato la luce negli occhi di Angelo brillare quando mi raccontava del Palio e delle sue vicende. Immagino la stessa scintilla si accenda in tutti coloro che vi partecipano, anche se magari con sfumature diverse. Angelo mi ha confessato di essersi avvicinato al Palio 29 anni fa,  prima con ritrosia poi con uno slancio sempre maggiore, finche’ è diventato per lui come una ‘droga’.  Angelo, come quasi tutti gli Artenesi coinvolti lavora e nonostante la sera torni tardi e forse stanco, abbia una famiglia e dei figli si è sempre dedicato con entusiasmo ed energia al Palio. Sempre più incuriosita ho cercato di capire cosa accendesse la sua passione e infiammasse il suo Cuore. Mi ha rivelato: “Partecipare all’organizzazione del Palio è come stare con gli amici in un ‘bar itinerante’. Ritrovi gli amici dell’infanzia che diventano i tuoi compagni di contrada con cui condividere gioie e delusioni.  Ci si prepara insieme, ci si allena, si da’ il proprio meglio, si gioca all’aperto, si organizzano pranzi e feste, si condivide tutto” Questo senso di connessione, di convivialità, basato su rapporti umani semplici ma orientati ad un fine comune: la partecipazione ai giochi e alla vittoria,  è qualcosa di ormai veramente raro. Noi persone di città non conosciamo l’aggregazione e viviamo in una società in cui si compete, non ci si fida del prossimo, e si vive isolati. Questo senso di compartecipazione ad uno scopo comune trapela nelle immagini degli allenamenti, delle gare e di tutte le attività che i membri della contrada svolgono insieme. Uniti per la Vittoria! Perché si alla fine di questo si tratta, vincere! La competizione tra gli Artenesi è altissima e la tensione per la Vittoria trapela negli occhi dei partecipanti. Puoi sentirla nelle urla degli Artenesi che tifano a squarciagola, in dialetto, per la loro contrada. Gli allenamenti iniziano 60giorni prima dell’evento. Si inizia quindi ufficialmente a inizio giugno, ma in realtà ci si allena ormai anche in inverno, al chiuso.  Le 10 contrade di Artena gareggeranno in tutti i  giochi del Palio, ed ogni atleta ormai ha pochissimo scarto per poter tagliare il traguardo per primo. Anno dopo anno, edizione dopo edizione la competizione si è fatta sempre più dura e vincere diventa sempre più questione di pochi decimi di secondo. I giochi sono molti, in totale 22, e parteciperanno tutti gli Artenesi coinvolti, bambini, ragazzi, adulti di tutte le età. In una festa che e’ unica nel suo genere. Al termine del Palio viene consegnato il drappo del vincitore chiamato “GONFALONE”. Ormai da due anni l’Ente Palio indice un bando di gara per soli artisti locali per la sua ideazione, creazione e realizzazione su tela. Quest’anno ha vinto l’idea di Alisea, una ragazza di 28 anni, artenese di nascita che vive nel centro storico. Alisea è un’artista molto preparata: Laureata all’Accademia delle belle arti di Firenze e poi a Roma. Ama la pittura e l’arte, anche se a volte è un percorso non facile. Le ho fatto i miei complimenti per avere avuto il coraggio di seguire la sua passione. E’ molto felice che molte sue opere siano commissionate dagli Artenesi ed ancor piu’ di aver vinto  il bando per la realizzazione del Gonfalone. Mi ha confessato: “ Per me e’ un orgoglio personale aver vinto il bando, perché nel Palio ci sono cresciuta e fare un lavoro che viene apprezzato dal tuo Paese è molto più gratificante che farlo per fuori”. Mi ha rivelato che Artena pullula di artisti e molte persone sono appassionate di arte. Artena è così, un mondo da scoprire, e più scavi e più trovi tesori nascosti. È un tutto indiviso con i suoi abitanti e la sua storia. Lo dimostra anche il tema del gonfalone quest’anno dedicato alla Principessa Borghese  – Niki – scomparsa pochi mesi fa. Queste attenzioni, queste delicatezze d’animo sono ciò che mi sorprende e che mi colpisce costantemente. Gli Artenesi sono duri e fermi come la roccia su cui poggia il loro Paese, tenaci, diretti e tremendamente pratici ma allo stesso tempo rivelano una delicatezza, una gentilezza e un’attenzione alle persone di un tempo che fu , che noi cittadini non conosciamo con i nostri rapporti inariditi e che possiamo riscoprire immergendoci in Artena e nelle sue incredibili e autentiche storie. La presentazione del Drappo che Alisea ha realizzato interamente con pigmenti colorati, su una tela di 2.00m di altezza ed 1.40m di larghezza  avvera’ ufficialmente il prossimo giovedì 19/07/2025 all’interno della manifestazione della Festa della Maddalena. Personalmente parteciperò all’evento. Voglio immergermi ancora di più in questo spirito del Palio, che mi stupisce passo dopo passo, con le sue storie, i suoi racconti, i suoi giochi, le sue tradizioni, le competizioni, le parole in dialetto e i delicatissimi equilibri su cui si poggia da ormai più di 30 anni senza perdere forza anzi, uscendone più rinvigorito ad ogni edizione. VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. LA CARIOLA Il primo gioco del Palio ATTIVITA’ INFORMATIVA PROMOSSA DALL’ENTE – PALIO DELLE CONTRADE DI ARTENA Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso

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LA CARIOLA

LA CARIOLA Il primo gioco del Palio Per conoscere Artena, gli artenesi e le loro tradizioni non potete mancare al PALIO DELLE CONTRADE. Una festa imponente, che coinvolge tutta la popolazione. Trabocca di storia e delle tradizioni del Paese. Potrete vedere sfilare gli Artenesi nei loro meravigliosi costumi tradizionali, tenuti con una cura ammirevole e con un rispetto infinito. Per mesi prima del suo inizio, bambini, ragazzi e adulti sono coinvolti nei preparativi dei giochi. Durante i mesi di giugno e luglio mi è capitato di vederli allenarsi duramente e con tanto impegno, nei prati all’aperto, sudando sotto il sole. Questi giochi hanno il gusto di un passato ormai lontano e la forza di una tradizione contadina e verace, che solo gli Artenesi con la loro tenacia avrebbero potuto mantenere viva fin ai nostri giorni, rinvigorendola anno dopo anno, edizione dopo edizione (su questo vedi il mio precedente post ARTENESI SI NASCE). Quest’anno il palio si svolgerà per dieci giorni, da venerdì 1 Agosto per terminare Domenica 10, inclusa. Tutta la popolazione, suddivisa in contrade, gareggerà nei giochi per raggiungere la vittoria e ottenere il bellissimo il Drappo che la simboleggia. Ogni contrada è rappresentata dai suoi colori e dal suo stemma, ma soprattutto da coloro che ne fanno parte, che tifano con tutta la loro forza, impegno e passione per conquistare la Vittoria. Qualche giorno fa ho intervistato un membro del Direttivo, che partecipa al Palio sin quando sua figlia, oggi adulta, aveva 5 anni ed è nella segreteria del Palio dal 2020. Parlare con lui mi ha fatto capire l’intensità del sentimento che lega gli Artenesi al Palio. Lavora sodo tutto il giorno, ha una famiglia ma, come tantissimi Artenesi, ciò nonostante si dedica al Palio con dedizione, impegno e passione. Ci ha tenuto a sottolineare che : “Il Palio è una festa organizzata dalle associazioni di contrada a titolo volontario, non ci sono professionisti coinvolti.” A dimostrare quanto questa festa sia nel Cuore degli Artenesi che la custodiscono con gelosia e rispetto. Venerdi’ 01 Agosto, giorno d’inaugurazione, alle ore 19:30, i CAPITANI, spada in mano, accetteranno la sfida a nome della propria contrada e con la formula di rito, si impegneranno ad una competizione leale. A seguire si svolgerà il primo gioco : “LA CARIOLA” a cui partecipano due ragazzi e due ragazze per ogni contrada. I ragazzi devono affrontare un percorso a ostacoli, caricando e scaricando diversi materiali senza farli cadere dalla cariola. Il mercoledì successivo ci sarà la tradizionale “BATTITURA DEL GRANO” (in dialetto A VATTE JO RANO), dove si rievoca la tradizionale trebbiatura con i mazzafrusti ed il pelliccio (setaccio). I Mazzafrusti sono due bastoni di legno collegati da una cinghia, usati per colpire le spighe e liberare i chicchi. I partecipanti, con il setaccio, lanciano in aria il grano per far volare via la pula e ripulirlo. Il secondo venerdì ci sarà il PERCORSO DEL CONTADINO, un gioco simbolico. Si segue un anello che rappresenta il ciclo del pane, dalla terra alla tavola.  Le spighe raccolte vengono legate e caricate sull’asino dentro un sacco. L’asino parte da casa, raccoglie le spighe, le porta al mulino, dove prende un sacco di farina. Poi prosegue fino al forno, dove si cucina il pane. Poi prende le pagnotte e infine ritorna a casa.     Gli adulti si sfidano in una prova di abilità con l’asinello: una persona lo carica e l’altra lo scarica, anche qui cercando di non perdere nulla lungo il percorso. In questi tre giochi il co-protagonista è il GRANO. Ogni contrada utilizzerà tra i 200 ed i 250 fasci di grano, chiamati in dialetto “GREGNE” per gli allenamenti e lo svolgimento della gara. Sono gli stessi partecipanti ad andare a raccogliere i fasci per potersi allenare. Il grano viene acquistato da un contadino, e ogni contrada paga la parte che utilizza. Le foto degli Artenesi che raccolgono il grano con le falci sono splendide, raccontano gesti antichi di una semplicità ormai persa, posso sentire il calore del sole, il sudore sulla fronte ed il profumo dei campi di grano se le osservo intensamente. Ecco questi sono solamente alcuni giochi dell’evento. Il Palio dura per dieci giornate, quindi potete capire l’impegno degli Artenesi ed il loro amore per questa manifestazione. Vi consiglio di venire a vedere questi giochi di persona, ammirerete con stupore i meravigliosi abiti tradizionali, i vivaci colori delle contrade e tutta l’energia della festa. Sarete tuffati in una dimensione di un tempo lontano, che noi non abbiamo conosciuto e quindi non abbiamo neanche mai dimenticato, ma che fortunatamente gli Artenesi ricordano,  mantengono in Vita e lo fanno sopravvivere anche per noi Forestieri. VALERIA LEOPARDI © Vivartena. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia, anche parziale, di questo articolo senza autorizzazione. ATTIVITA’ INFORMATIVA PROMOSSA DALL’ENTE – PALIO DELLE CONTRADE DI ARTENA Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email in caso di risposte al mio commento. Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo. VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. 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UN’AQUILA SOPRA LE PALLOTTE

UN’AQUILA sopra le “Pallotte” Per arrivare al centro storico di Artena, si deve salire per Via Garibaldi. La macchina è in prima, forse riuscirete ad ingranare la seconda, la salita è ripida e i san pietrini non fanno che peggiorare la situazione. Si passa attraverso il Borgo ed il centro storico ancora non si vede, ma superata la curva e sterzando a destra troverete davanti a voi l’imponente ARCO BORGHESE. Monumento importante, era anticamente la principale porta d’accesso al paese. Al centro della porta spicca lo stemma di un’aquila ad ali spiegate. L’arco ha una caratteristica particolare. Puoi passeggiarci sopra e noterai le caratteristiche palle di travertino, che gli artenesi chiamano le “PALLOTTE”. Questo arco ha sicuramente una storia antica ed importante, risale al 1600, ma non e’ per questo che e’ famoso tra gli Artenesi. Gli Artenesi lo amano e lo ricordano per le sue pallotte, per i momenti di tenerezza che i ragazzi, e non solo, si scambiano sulla sua terrazza, appoggiandovici sopra, per la meravigliosa vista che si estende a perdifiato nella valle antistante e che ti apre il Cuore. L’Arco per gli Artenesi e’ un monumento storico ma ancor di più un ricordo dei loro amori, di qualche abbraccio rubato o di qualche incontro appassionato. Un luogo per gli innamorati, dove incontrarsi e scambiarsi qualche bacio. Tant’è che vicino al monumento ai caduti sopra l’arco ora c’è un grande e colorato Cuore, e un ricordo a Romeo e Giulietta, patroni degli innamorati. Sono stati gli Artenesi a volerli, proprio per suggellare tutto questo. L’amore, la passione, i baci e gli abbracci sono molto più cari ai giovani Artenesi di ogni tempo, che non la storia dei monumenti su cui camminano, che è impersonale e forse un po’ lontana, mentre le loro vite sono accese, piene di Vita e di energia. Sono loro i protagonisti della loro storia. Gli Artenesi sono un popolo forte e vivo, che non si fa spegnere dal tempo, mantiene vivo le proprie tradizioni e le rinforza come può (vedi precedente post I CRISTI INFIORATI). Il Cuore posto sopra l’arco che spinge chiunque si trovi a passare, anche i forestieri, a fermarsi per un istante, a sedersi e scambiarsi un abbraccio e forse un bacio, a dimenticare i loro malanni e a vivere per un istante quell’amore che tutti cerchiamo. Ecco tutto ciò è caro agli Artenesi e può accadere anche a voi se andate alle Pallotte. E’ anche e soprattutto questo a rendere meraviglioso e unico l’Arco Borghese. VALERIA LEOPARDI Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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ARTENESI SI NASCE

ARTENESI SI NASCE non ci si diventa Artena è un posto unico, veramente incredibile, fuori dal tempo e forse anche dallo spazio. Quando, arrivi in autostrada e la intravvedi in lontananza, inizi a percepirlo. Si erge arroccata su una collina. In inverno spesso è avvolta dalle nuvole. È fredda, umida, in pietra e fortificata capisci che è un luogo dove possono vivere in pochi. Se ne vedono i vecchi fasti, dalle mura del borgo, attraverso l’arco borghese, e dal palazzo borghese. Si intravvedono i resti della guerra, che ad Artena c’è stata veramente. In Piazza della Vittoria si trova la lapide ai caduti e alle bombe americane, di cui ho parlato nel precedente post UN GENERALE AMERICANO AD ARTENA. Artena è dura, è faticosa. È fatta di storie di persone semplici che si intrecciano nel suo passato che ne tessono le fila, come i capillari di un sistema nervoso. Perché Artena è soprattutto i suoi abitanti. Sono loro e le loro storie i protagonisti. Senza di loro Artena non esisterebbe. Le loro Vite ed il Paese sono cosi fittamente intrecciate da farne un tutt’uno. Artena e gli Artenesi sono una cosa sola. In questi anni ho conosciuto tanti Artenesi, persone diverse tra di loro ma accomunate da storie tremendamente autentiche, fatte di perseveranza, tenacia, fatica e tanta tanta resistenza. Gli Artenesi sono irriducibili, duri come le pietre del loro paese. Attraversano la Vita con una forza incredibile, che forse neanche loro sanno di avere, senza vanti e senza sfarzi, persone semplici e tremendamente concrete. Nei loro racconti a volte emergono storie che farebbero impallidire chiunque ma che qui sono storie normali. Chi si alza all’alba per andare a lavorare a Roma, chi accudisce le persone anziane, chi apre il suo negozio, chi fa il pane… Ad Artena ho conosciuto donne che affrontano giornate faticosissime e non si lamentano mai. Donne forti, con mariti, figli e nipoti. Le vedo instancabili, non si arrendono mai. Puliscono, badano alle persone anziane o malate, tornano a casa cucinano e pensano alla loro famiglia. Le loro case sono pulitissime. Io donna d’ufficio, dalle braccia flosce, le guardo e non capisco dove trovino tanta energia. Forse in un altro tempo ormai scomparso gli uomini erano così come gli Artenesi: tenaci, concreti ed incredibili. Dopo tanti anni ho capito che è vero. Artenesi si nasce e non ci si diventa mai. Con affetto Una Forestiera VALERIA LEOPARDI Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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UN GENERALE AMERICANO AD ARTENA

UN GENERALE AMERICANO AD ARTENALa storia di Brad e di suo nonno R. Frederick Nei giorni scorsi abbiamo avuto ospite in una delle ns case, un signore americano, Brad, che partito dall’America era venuto appositamente a soggiornare ad Artena. Come spesso accade, mio marito Roberto, che molto è affabile e un gran chiacchierone, è entrato in confidenza con lui e ha organizzato un incontro. Abbiamo parlato con Brad di fronte ad un caffè e ci ha raccontato la storia di suo nonno, il Generale Maggiore Robert T. Frederick che passò per Artena e fece la differenza nella liberazione di Roma alla fine della seconda guerra mondiale. Raccontava le gesta di suo nonno come un eroe e confesso che inizialmente ero un po’ scettica nel pensare che suo nonno fosse così importante.  Ma poi mi sono documentata e ho scoperto che era tutto vero. Robert Frederick a soli 37 anni fu nominato generale maggiore e fu a capo della Prima Forza speciale americana denominata La BRIGADA DEL DIAVOLO. Arrivò in Italia da Napoli nel 1943 con il difficilissimo compito di liberare le città occupate dai tedeschi. Nella sua risalita verso Roma, passò anche per Artena dove mise la base della sua unità speciale all’interno di Palazzo Borghese. E’ tutto vero, infatti all’interno del Palazzo, scritti sul muro, si possono ancora leggere i nomi degli ufficiali e dei soldati che erano con lui in quel lontano 1943. Brad è venuto ad Artena per cercare le orme di suo nonno, lo sta seguendo in giro per l’Europa dove lui è passato, con il cuore pieno di amore e di ammirazione.  Quando ce ne ha parlato era visibilmente emozionato e si percepiva tutta la sua immensa stima. Ci ha detto: “Era un uomo piccolino di statura, ma quando camminava era così fiero, così sicuro di sé. Tutti i suoi sottoposti lo rispettavano perché organizzava operazioni militare che potevano sembrare azzardate, e in cui lui credeva veramente tant’è che partecipava anche lui nei combattimenti. Era veramente convinto di ciò che faceva, si prendeva cura del suo battaglione e  tutti lo rispettavano.” Brad ha scattato delle foto di Artena negli stessi luoghi in cui passò suo nonno, con una precisione incredibile. Ci ha mostrato la ricostruzione realizzata in cui le foto dei vicoli di Artena del 1943 si sovrappongono perfettamente a quelle attuali. Ascoltando il suo racconto mi e’  venuta un po’ di malinconia e anche un po’ di tristezza. Uomini così non ne ho mai conosciuti. Uomini di valore che combattono non per stessi ma per il bene Comune, che hanno degli ideali e che li perseguono con convinzione. Uomini che non agiscono per interesse personale, non si muovono solo per denaro o per potere, ma sono mossi da interessi superiori e da principi che la nostra società ha perso. Brad ci ha raccontato che quando partecipava ai raduni della prima forza speciale, i sopravvissuti andavano da lui in lacrime per ringraziare suo nonno (ormai scomparso) per ciò che aveva fatto per loro. Io non ho mai provato questo sentimento di gratitudine ma l’effetto che un uomo cosi’ ha su chi gli sta intorno e’ unico ed ineguagliabile, ed e’ quello di aprire il Cuore. Quando cio’ accade ci si unisce in obiettivi e ideali comuni, si diventa coraggiosi, fermi e liberi dalla paura. Voglio ringraziare Robert Frederick, anche se non l’ho mai conosciuto e Brad per avermi raccontato la sua storia e avermi fatto sentire cosa significa essere una persona di Valore. Valeria Leopardi Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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I cristi infiorati

I CRISTI INFIORATI di Artena Viviamo nell’era del profano, della crisi della Fede e dello scetticismo. Un’epoca buia  la nostra in cui le chiese sono Vuote e dove, al posto dell’acqua santa, trovi spesso il detergente per le mani nell’acquasantiera. Eppure ad Artena non è così. Il terzo sabato di Maggio la Fede degli abitanti del Paese si accende in tutta la sua forza, in occasione della processione della Madonna delle Grazie.  Sopra il centro storico, dimora, all’interno della Chiesa di Santa Maria, la statua della Madonna delle Grazie veneratissima e amatissima dalla maggior parte degli Artenesi. La Chiesa di Santa Maria è una piccola chiesetta in cima alla collina, distrutta da un bombardamento americano durante la seconda guerra mondiale. In quel tremendo avvenimento, persero la vita tante persone e i frati, che avevano cercato lì un rifugio. Fuori la chiesetta, che fu ricostruita, trovate una stele ed un dipinto nella chiesa in memoria di quei terribili avvenimenti. Ieri ho incontrato Rossella, Artenese purosangue, e mi ha raccontato, emozionata, la leggenda che circonda la statua della Madonna. “Sai Vale, dopo i bombardamenti la Chiesa di Santa Maria fu completamente distrutta, morirono tutti. Alcuni Artenesi ritrovarono tra i detriti e la polvere, la Statua della Madonna, incredibilmente intatta! La Madonna si trasporta a piedi nudi e alcuni fedeli la seguono in processione scalzi. Io aspetto la Madonna, e mi commuovo, così come tanti altri Artenesi, solo nel vederla.” Artena e i suoi abitanti si distinguono anche per questo, non solo per la presenza dei muli nel paese (vedi precedente post  PASSO DI MULO). Puoi sentire gli Artenesi discutere tra di loro, bisticciare, prendersi in giro o anche farsi dei dispetti ma di fronte alla Madonna la venerazione è la stessa e riguarda tutti, dai giovani agli anziani. Quella della processione è una tradizione che non si perde, anzi che col tempo ha ripreso forza e vigore grazie ad alcuni abitanti che hanno fatto emergere dalle ceneri una tradizione quasi perduta, quella dei Cristi infiorati. La prima volta che li ho visti, non potevo credere che fossero portati da una persona sola! Sono pesantissimi. Imponenti, pieni di fiori e di legno massiccio che il Cristaro (l’uomo che trasporta il Cristo) infila nel suo cinturone di cuoio e trasporta per tutta la processione. Conosco personalmente alcuni Cristari, ragazzi e uomini veramente forti fisicamente, che amano la Madonna e la processione, ma soprattutto amano Artena e vogliono che il Paese e le sue tradizioni rimangano vive ed autentiche nel tempo, senza essere sporcate dalla modernità o corrotte da nuove abitudini. La tradizione dei Cristi Infiorati e’ antichissima e risale alla meta’ del 1800. Vengono adornati con i fiori di campo che crescono attorno ad Artena. La mattina all’alba gruppi di devoti vanno a cogliere i fiori che poi attentamente poggiano attorno al Cristo creando delle cornici meravigliose, fatte di simboli ricchi e decori di significato. Sono fiori semplici ma coloratissimi che rendono queste immagini sacre ancora più belle e misteriose. La Madonna esce dalla chiesa di Santa Maria portata in spalla e seguita dai Cristi e da tutta la popolazione. Cammina attraverso gli stretti vicoli del paese seguita dai canti dei fedeli che pregando chiedono aiuto e soccorso. L’atmosfera è unica ed irripetibile, si percepisce una dimensione sacra che ormai sta scomparendo e mi piace pensare che la Madonna veda lo sforzo e l’amore degli Artenesi e li ricompensi con una gratitudine infinita. Valeria Leopardi Lascia il tuo commento Annulla risposta Connesso come VivArtena. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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Piana della Civita

Piana della Civita: il respiro antico di Artena A un passo dal cuore del borgo, immersa in un paesaggio che toglie il fiato, la Piana della Civita ti aspetta.Qui, a circa 1 km dal centro abitato, tra i profili dolci dei Castelli Romani e l’ampiezza silenziosa della Pianura Pontina, la storia si intreccia con la natura in un abbraccio senza tempo. Salendo fino a 631 metri di altitudine, il panorama si apre all’infinito: dai Monti Prenestini alla Valle del Sacco, ogni sguardo diventa viaggio.E sotto i tuoi piedi, le tracce di un mondo lontanissimo riaffiorano come sussurri antichi.Passeggiando tra queste pietre, puoi ancora percepire la vita di un abitato che risale ai primi del V secolo a.C., arroccato in posizione strategica per dominare e proteggere la valle. Le mura poligonali, poderose e affascinanti, raccontano di mani sapienti che, secoli fa, hanno costruito difese poderose su circa 30 ettari di terra.Tra loro si apre la suggestiva Porta Scea, antico passaggio sul limite meridionale del pianoro, oggi riemersa e testimone silenziosa di un passato lontano. Ma le radici di questo luogo affondano ancora più in profondità.Un piccolo ritrovamento – un’ascia in pietra vulcanica – ci riporta addirittura all’età eneolitica, rivelando una storia che si perde nella notte dei tempi. E mentre esplori i terrazzamenti ordinati dell’antico abitato o scorgi tra l’erba le rovine della villa rustica romana, vissuta tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., il tempo sembra sospendersi.Ogni pietra, ogni scorcio, ogni vento che attraversa la Piana della Civita racconta un pezzo di umanità. Oggi, molti dei tesori rinvenuti in questo luogo straordinario sono custoditi nel Museo Civico “Roger Lambrechts” di Artena, pronto a svelarti, passo dopo passo, il filo invisibile che lega passato e presente. Vieni a camminare dove la storia respira. Scopri la Piana della Civita. Roberto e Valeria VIENI A TROVARCI Non ci piace proporre offerte standard, preferiamo personalizzare il tuo soggiorno sulla base dei tuoi desideri. Contattaci per costruire insieme il tuo soggiorno, pianificare un’attivita’, organizzare eventi o momenti di gusto Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo. Nome e cognome NomeCognome Indirizzo e-mailIl tuo messaggio Invia

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Magia del Natale

La Magia del Natale nella citta’ presepe

La Magia del Natale nella Città Presepe Ad Artena il Natale è un’esperienza che scalda il cuore! Qui nel borgo medievale più grande d’Europa, ogni vicolo si anima di luci, presepi artigianali e profumi che richiamano le tradizioni della nostra terra. E noi, come comunità, siamo pronti ad accogliervi con il sorriso e il calore che solo un luogo autentico può offrire. Ecco mio marito Roberto, che con la sua simpatia e il suo talento, vi farà sentire subito a casa. Da noi troverete non solo ospitalità, ma anche delizie fatte in casa: Roberto prepara pasticciotti, crostate e un vin brûlé che scalda l’anima – ideali per un dolce momento di relax dopo una passeggiata tra i vicoli del borgo. Cosa vi aspetta ad Artena durante il periodo natalizio? Presepi artigianali: un viaggio tra arte e tradizione, con scene curate nei minimi dettagli. Eventi e mercatini: sapori, musica e artigianato per immergersi completamente nello spirito natalizio. Dolcezza e calore: una fetta di crostata, un pasticciotto appena sfornato e un bicchiere di vin brûlé vi faranno sentire coccolati come a casa. Venite a trovarci! Tra un presepe e un caffè caldo, non c’è niente di meglio che fermarsi a chiacchierare con chi vive e ama questo borgo. Prenotate il vostro soggiorno nelle nostre case vacanza VivArtena e scoprite quanto può essere magico un Natale trascorso tra storia, tradizione e amicizia. 💫 Vi aspettiamo con il sorriso e… una crostata pronta! Roberto e Valeria

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A passo di Mulo

A passo di Mulo Passeggiare per le stradine di Artena è come fare un tuffo nel passato, un passato che qui sembra ancora vivo e presente in ogni angolo. In questo borgo unico, i vicoli sono totalmente pedonali, il che lo rende un luogo fuori dal tempo. Non ci sono macchine, non c’è traffico, solo il suono di un silenzio avvolgente che sembra cullare l’anima. Ma c’è un aspetto ancora più affascinante: ogni giorno, i muli percorrono queste stesse strade per svolgere un compito insolito e affascinante. Sono loro che, pazienti e fedeli, raccolgono la spazzatura, mantenendo viva una tradizione che si intreccia con la vita quotidiana degli abitanti. Questo rito quotidiano non è solo pratico, ma diventa simbolo di un ritorno alle origini, di un legame forte con la terra e le antiche usanze. Mentre i muli avanzano tra i vicoli, si respira un’aria di autenticità che è sempre più rara da trovare. È un piacere camminare tra le case in pietra, dove i profumi di cucina tradizionale si mescolano con l’odore della campagna circostante, ricordandoci quanto sia importante preservare la bellezza semplice delle cose. Artena è un luogo dove il tempo sembra scorrere più lentamente, permettendoci di assaporare ogni dettaglio, di riscoprire il valore della tranquillità e del gusto delle tradizioni. Che sia per una visita breve o un soggiorno più lungo, qui si impara a riconnettersi con una vita più semplice e autentica, immersi in un panorama che parla di storia e rispetto per la natura. Se non l’hai ancora fatto, vieni a scoprire Artena. Qui, il fascino di una tradizione viva e il silenzio che riempie i vicoli ti faranno riscoprire il piacere delle cose genuine. Roberto e Valeria

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L’accoglienza

L’accoglienza Ci sono delle parole che, più di tante altre, racchiudono in sé e suggeriscono un’intera tavolozza di  sensazioni  ed emozioni.  Una di queste è la parola Accoglienza: a pronunciarla e ad ascoltarla, suggerisce l’idea di braccia aperte pronte a stringerti, del sorriso di chi ti attende sulla soglia di casa, di un tavolo apparecchiato in attesa  dei commensali. Trascorrere del tempo in un  albergo, una pensione, o una casa vacanza, in qualsiasi posto insomma che non sia la propria casa, per quanto piacevole possa essere, non è esente da un sottile senso di nostalgia del proprio nido e il benessere che se ne ricava è direttamente proporzionale alla capacità di chi ti ospita di farti sentire a tuo agio. È qui infatti che l’Accoglienza, quasi incarnazione di un’antica divinità del focolare, si impone in tutta la sua importanza. Perché l’Accoglienza non è solo un benvenuto corredato da un sorriso stereotipato o  un mazzo di chiavi frettolosamente consegnato sulla porta; l’Accoglienza è l’insieme di tutti quei piccoli dettagli, talvolta impercettibili che, anche se inconsapevolmente, ti danno la sensazione di essere “a casa”. Ecco perché il lavoro dell’ospite, inteso come “colui che ospita” (definito più comunemente host) è così difficile e delicato e, a ben vedere, non si tratta affatto di un lavoro, bensì di una vocazione se non proprio di un’arte poiché non si svolge senza la capacità innata, che è quasi un dono, di far stare bene l’altro, cioè l’ospite, questa volta inteso come “colui che viene ospitato”. Non sarà neanche un caso che la parola ospite abbia questo duplice significato come se tra ospitante ed ospitato si suggellasse un patto di complicità basato per l’uno su una tacita richiesta di benessere e per l’altro sul sincero impegno a fornirglielo. Accoglienza significa dunque non solo aprire la porta e far entrare le persone, significa anche e soprattutto fare in modo che l’ospite non si senta mai un estraneo, significa essere all’ascolto dei suoi bisogni e delle sue richieste, garantire una presenza costante e discreta, significa, in definitiva mettere a disposizione ciò che si vorrebbe prima di tutto per sé stessi. Perché non basta accogliere le persone con un sorriso se quel sorriso non sottintende il calore di un abbraccio. Chi è andato anche una sola volta ad Artena, accolto da Roberto e Valeria, non può non aver riscontrato quanto sopra descritto perché in entrambi sono evidenti  quella vocazione all’Accoglienza,  quel sincero desiderio di far stare bene le persone, di farle sentire parte di un nucleo caloroso e ospitale, quella dedizione all’ospite che stimola il desiderio di tornare una volta ed un’altra ancora e sempre più spesso perché ancora oggi, in un mondo che sembra diventato sterile di emozioni genuine, la Gentilezza, in certi luoghi, regna ancora sovrana. Anamar

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